venerdì 4 settembre 2009

Un "gradito" ritorno







Dopo due anni dalla fine del nostro rapporto FemDom, a luglio ho ricevuto una e-mail di mia cugina Dea Monica che mi invitava (anzi è forse meglio dire che mi obbligava) a trascorrere almeno una giornata con Lei nel piccolo chalet che aveva affitato per il mese di agosto nei boschi di una località della Val Gardena (che non cito).



Finalmente!Non vedevo l'ora di incontrare nuovamente la mia unica Dea e quindi accettai immediatamente l'invito (sebbene Lei non mi avrebbe mai permesso un rifiuto!).



Sempre tramite e-mail Dea Monica mi inviò le indicazioni per raggiungere lo chalet e, naturalmente, la data del giorno in cui mi aspettava.



Comiciai a cotare i giorni che mi separavano dal fatidico momento in cui avrei ritrovato la mia Dea e l'attesa mi apparve quasi interminabile.



Quando arrivò il giorno stabilito rilessi l'e-mail di "invito" (come se non la conoscessi già a memoria!) e, con un larghissimo anticipo partii da Milano alla volta dello chalet.



Era da quando Dea Monica si era trasferita a Roma per motivi di lavoro, due anni fa appunto, che non La vedevo e in tutto questo tempo non ero riuscito a trovare una valida Dominatrice adatta a farmi suo schiavo.



Seguendo attentamente le istruzioni (e facendo comunque un paio di errate divagazioni stradali) giunsi allo chalet.La minuscola casetta sorgeva in una piccola radura affogata nei boschi di conifere e mi apparve completamente isolata dal resto del mondo.Provai un brivido al solo pensare di vivere in quel posto così isolato e, per un attimo, mi mancò il casino e i rumori di Milano.



Scesi dall'auto e mi guardai intorno:il luogo sembrava deserto.La frescura generata dal bosco e da una leggera brezza mi fece rabbrividire ma probabilmente la cosa era dovuta soprattutto alla grandissima emozione che permeava il mio corpo.



Improvvisamente vidi spalancarsi il portoncin di ingresso dello chalet e sulla soglia apparve Lei:la mia unica Dea!



Monica!



Statuaria e bellissima come quando mi aveva lasciato indossava un miniabito nero con le manche lunghe e calze nere velate.Con i Suoi occhi di ghiaccio mi guardò, gelidamente, per alcuni istanti poi si guardò intorno tranquillamente.



-Vieni qui, schiavo.-disse a voce bassissima.



Con il cuore che mi rimbalzava in bocca mi avvicinai a passi cortissimi e, quando fui a un paio di metri dalla mia unica Dea, Lei mi ordinò stizzita:



-In ginocchio!



Mi gettai immediatamente a terra facendomi quasi male.La vidi rientrare nello chalet lasciando la porta spalancata.Sgattaiolai nella casetta e, appena fui entrato, Lei chiuse il portoncino con un gesto secco.Mi bloccai all'ingresso attendendo ordini e vidi le Sue splendide ed affusolate gambe passarmi davanti.Naturalmente abbassai lo sguardo e, dopo tanto tempo, potei vedere le meravigliose Calzature della mia Dea:erano le Sue preferite, quelle Scarpe in vernice nera coi tacchi altissimi a spillo che, negli anni passati, ero stato costretto a venerare centinaia di volte.



Danzando con leggiadria sui Suoi altissimi tacchi a spillo come se Essi facessero parte integrante dei Suoi Piedi, la mia Dea mi scortò in un piccolo salottino dove si sedette, accavallando le gambe, su un divanetto.



Mi guardai intorno per qualche secondo come per orientarmi.Notai un orologio che segnava le ore 10,00 del mattino.Ero puntuale all'appuntamento.



-Cosa stai aspettando, schiavo?-disse con estrema arroganza Dea Monica.-Vieni ad adorarMi!



Scivolai velocemente fino ai Suoi Piedi ed iniziai a baciare con passione le Scarpe Divine.La sensazione che mi diede il contatto con la pellelucida fu straordinaria, l'odore forte ed inebriante del cuoio trattato mi riempì le narici.



Non so dire per quanto tempo durò quell'umiliante (ma fantastica!) adorazione, so solo che ad un certo punto Dea Monica mi disse che aveva fame e che si era preparata un'insalata e mi ordinò di andarla a prendere nel frigorifero.



Strisciai velocemente fino alla cucina, presi la ciotola contenente l'insalata e le posate, e tornai da Lei.



Dea Monica iniziò a pranzare ma, notando che restavo immobile ai Suoi Piedi, mi ordinò:



-Continua ad adorarMi, schiavo, non sei in vacanza.



Ripresi a venerare le Scarpe Divine sperando che, bonariamente, Lei mi volesse concedere un paio di bocconi avanzati dato che non mangiavo nulla dalla sera prima e, si sa, l'aria di montagna mette fame...



Naturalmente mi sbagliavo a sperare che Dea Monica potesse trasformarsi in un angelo di bontà e quindi terminò tranquillamente il Suo pasto e, alla fine, si accese una sigaretta.



-Spogliati, schiavo.-ordinò dopo aver spento il mozzicone.-Voglio divertirMi un pò, adesso.



Mi spogliai immediatamente restando in mutande dato che, ricordavo, Lei odiava vedere il mio ributtante organo sessuale.Riuscii a guardare ancora l'orologio:segnava le 14,30.



-Inchinati!-mi ordinò quando ebbi finito il mio strip-tease e, per farmi abbassare di più, mi schiacciò la testa con il tacco a spillo di una Scarpa Divina facendomi maledettamente male.



Mentre ero in quella scomodissima posizione Lei iniziò a girarmi intorno lentamente facendomi sentire i Suoi altissimi tacchi a spillo che battevano sul pavimento.



Improvvisamente dieci fortissime frustate raggiunsero la mia schiena nuda facendomi trasalire e non solo per il dolore.



Mentre riprendevo fiato Dea Monica toccò la mia schiena per valutare gli effetti devastanti della Sua frusta.Lei emise un gemito di piacere, poi riprese a frustarmi.



Altri dieci colpi, poi altri dieci, poi altri dieci.



A ogni serie di dieci frustate cambiava il Suo strumento di piacere:aveva, infatti, due staffili, un frustino da fantino e un gatto a nove code.



Quando finalmente fu soddisfatta sulla mia schiena si potevano contare i segni di 150 pesantissime frustate.



Ero veramente distrutto.Il dorso mi doleva terribilmente.



-RingraziaMi, schiavo!-ordinò crudelissima tornando a sedersi.



Strisciai fino alle Scarpe Divine ed iniziai a baciarLe sussurrando parole di ringraziamento.



La venerazione continuò per molto tempo tanto che il dolore alla schiena si abbassò seppur leggermente.



Quando fu stanca mi scalciò via.



-Puoi tornare da dove sei venuto, schiavo.-mi disse freddamente.-Quando avrò ancora voglia di dominarti ti chiamerò.



-Grazie, mia unica Dea.-risposi a voce piuttosto alta.



Lei si alzò e uscì dal salottino andando verso la Sua camera.Io mi rivestii in fretta e uscii dallo chalet per riprendere la mia auto.



Senza dire una parola partii e non feci soste fino a casa, un pò perchè comunque la schiena mi faceva molto male e un pò perchè volevo vedere gli effetti del sadismo di Dea Monica sul mio corpo di schiavo.



Appena a casa mi spogliai e rabbrividii vedendo la maglietta sporca con alcune gocce di sangue, poi mi osservai allo specchio e provai una grande emozione e una grande soddisfazione nel vedere la mia schiena così orribilmente massacrata.Ma ne valeva la pena!






PS:Allego tre foto che mi sono scattato per documentare la crudeltà di Dea Monica.

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