IL LUCIDATORE DI SCARPE
La luce del giorno cominciava via via a rischiarare il cielo che, in quella gelida giornata di fine dicembre, era plumbeo come la canna di un fucile.
Avevo cominciato di buon'ora il mio lavoro approfittando del fatto che le aule dell'istituto scolastico privato erano vuote a causa delle vacanze natalizie.
Ero il proprietario, e l'unico dipendente, di un impresa di pulizia e in quella settimana dovevo lucidare, a mano, i pavimenti dei locali della scuola.
Era il secondo giorno di lavoro e stavo per terminare di stendere, inginocchiato a terra come uno schiavo, il prodotto cerante che successivamente avrei dovuto ripulire.
Improvvisamente sentii dei passi rapidi ma cadenzati e, prima che potessi rendermene conto, mi trovai di fronte Miss Denker, la segretaria.Io e Lei eravamo soli nell'edificio.
La Donna mi osservava con un sorriso enigmatico misto fra il cinico e il divertito mentre io rimanevo immobile in ginocchio.
I capelli castano-rossicci di Miss Denker incorniciavano il Suo bel viso roseo su cui spiccavano i grandi occhi neri e le labbra rosse e ricadevano sulle Sue spalle coperte dalla giacca marrone del tailleur da cui usciva una immacolata camicetta bianca senza bottoni stretta al punto da mettere in evidenza lo sporgere del seno, mentre una minigonna dello stesso colore della giacca lasciava scoperte due lunghe ed affusolate gambe fasciate da calze nere velate e terminanti in un paio di Scarpe in pelle marrone con tacco alto, ma non altissimo, a spillo.
Il masofeticismo che da sempre aveva caratterizzato le mie fantasie sessuali mi costrinse a fissare quelle Scarpe Divine con desiderio.
-Buongiorno, Norman.-disse Miss Denker, poi, prima che io potessi fermarLa, si diresse verso una delle finestre dell'aula.
Guardò fuori quindi ritornò verso di me.
Lanciai nuovamente un'occhiata alle Sue Scarpe:camminando sul pavimento imbrattato dalla cera si erano sporcate di schiuma bianca.
-Oh, Cristo!-bestemmiò Lei guardandosi le Divine Calzature.
Prese da una tasca un fazzoletto e, piegando una gamba, fece l'atto di avvicinarlo alle Scarpe per pulirLe.
-No, aspetti!-la bloccai.Lei mi guardò stizzita-Così finirebbe per spandere la cera:bisogna aspettare che asciughi poi pulirla con un panno adatto.-feci una pausa con un certo imbarazzo.-Ho io quello che serve per pulirLe.Se aspetta in segreteria gliele pulirò io appena avrò finito qui.-balbettai.
Lei mi guardò per un attimo seria, poi si sciolse in un sorriso divertito.
-Ti aspetto, allora.
Con un groppo in gola terminai di lucidare il pavimento.
Quando entrai nella segreteria notai che il cancelletto metallico di ingresso alla scuola era chiuso mentre generalmente doveva essere aperto.Non ci badai e, con un certo timore entrai nell'ufficio di Miss Denker impugnando un panno di cotone trattato.
Miss Denker era seduta alla Sua scrivania fumando una sigaretta.
Lanciai un'occhiata sotto il piano della scrivania:le lunghe gambe di Miss Denker erano accavallate e questo permetteva alla minigonna di ritirarsi fino a lasciare quasi scoperto il bordo della calza.La cera sulle Scarpe Divine era seccata e si poteva quindi togliere.
-Ti aspettavo, Norman.-mi disse.-Credo che sia meglio che Io non Mi tolga le Scarpe, vero?
La guardai stupito:voleva che io gli lucidassi le Scarpe senza togliersele?Non ci credevo:avrei coronato il mio sogno!
-Sì…, forse… è meglio…-balbettai.
Mi chinai a terra e mi avvicinai alle gambe della mia Dea.
Guardai le Scarpe Divine con desiderio poi, approfittando del fatto che Miss Denker non potesse vedermi a causa del piano della scrivania, fissai per un attimo estasiato le Sue splendide gambe.
La Scarpa Divina che restava sospesa a causa dell'accavallamento delle gambe dondolò per un istante e questo mi fece riprendere dal mio torpore estatico.
Posi una mano sotto il tacco a spillo di quella Scarpa tenendoLa come un feticcio quindi cominciai a lucidare via la cera.
Iniziai con il pulire la punta, poi passai ai lati quindi lucidai lo sperone:il tutto evitando accuratamente di toccare il piede della mia Dea come se per me fosse un onore troppo grande venire a contatto con Essa.
Ripetei il trattamento per tre volte sebbene già dalla prima lucidatura il risultato fu ottimo.
Terminata la pulizia rimasi per qualche secondo assorto ad osservare la Scarpa Divina e il busto di Miss Denker seminascosto dalla scrivania.
Desideravo soddisfare ulteriormente il mio masofeticismo leccando con la lingua la Scarpa Divina.Miss Denker non poteva vedermi e io, travolto dalla passione, iniziai la suprema adorazione della mia Dea.
Utilizzando solo la punta della lingua cominciai a leccare la tomaia e non smisi fino a che non ebbi leccato per tre volte tutta la parte superiore della Scarpa Divina, tacco a spillo compreso.
Tolsi la mano da sotto il tacco a spillo e, proprio mentre stavo per chiedere alla mia Dea di porgermi la seconda Scarpa, Lei senza dire una parola alzò la punta della Scarpa che avevo appena lucidato abbassandone il tacco a spillo ponendomi di fronte alla suola ruvida e sporca di Essa.
Fissai la suola con stupore.La mia Dea mi stava chiedendo, inconsciamente, di leccargli anche la suola?Non ci pensai due volte:presi il tacco a spillo in una mano permettendo alla Dea una posa meno scomoda, quindi cominciai a leccare con la lingua la suola graffiata e sudicia per l'uso insistendo particolarmente sulla parte più usurata e sporca e sul tacco a spillo.
Terminata quell'umiliante e degradante operazione la bocca si era riempita di un sapore orribile.
-Hai finito, Norman?-chiese Miss Denker mentre io facevo una pausa per deglutire il sapore ributtante.
-Sì,-dissi con un filo di voce.-mi può porgere la seconda Scarpa, per favore?
Miss Denker sciolse le gambe accavallate, rimase qualche istante seduta normalmente sulla poltroncina poi riaccavallò le gambe porgendomi la seconda Scarpa Divina.
Durante la pausa tra un accavallamento e l'altro delle lunghe e splendide gambe riuscii a sbirciare sotto la minigonna intravedendo le mutandine di pizzo nero che Miss Denker indossava.
Ripresi in mano il panno e cominciai a lucidare la Scarpa Divina.Come per la precedente la lucidai per tre volte e, come per la precedente, la sottoposi a un trattamento speciale con la lingua.
Al termine della lucidatura con la lingua Miss Denker mi offrì nuovamente la suola ed io, lanciando un'occhiata al Suo busto seminascosto mi chiesi se tale trattamento extra fosse previsto da Lei.
No, era impossibile:Miss Denker non poteva vedere quello che stavo facendo.
Finita l'avvilente operazione comunicai a Miss Denker che avevo terminato e deglutendo amaro mi girai per uscire da sotto la scrivania.Mentre mi rimettevo in piedi notai proprio dinnanzi alla scrivania un grande specchio che arrivava fino a terra attaccato alla parete.
Per un istante ebbi timore che Miss Denker mi avesse visto attraverso lo specchio ma fu solo una paura passeggera.
-Un risultato davvero eccezionale, Norman.-disse Miss Denker guardandosi le Scarpe talmente lucide da sembrare nuove.-Sei stato bravissimo.
Appena uscii dall'ufficio andai a sciacquarmi la bocca.
Il giorno seguente, di buon'ora, ero già all'opera per la lucidatura dei pavimenti della scuola.
Mi erano state consegnate le chiavi del portone di ingresso e del cancello automatico così potevo entrare a qualsiasi orario.Quindi alle 6,30 del mattino ero già pronto per stendere la cera dopo averla preparata miscelandola all'acqua e a un diluente specifico.
La noiosa, ma faticosa, operazione di stesura della cera e la successiva sua lucidatura mi permettevano di avere la mente sgombra da pensieri relativi al lavoro e iniziai a riflettere a quello che era successo il giorno prima nell'ufficio di Miss Denker.
Sebbene l'aver lucidato e leccato umilmente le Scarpe Divine della mia Dea mi avessero riempito di gioia e soddisfazione appagando il mio istinto masofeticista il terrore di essere stato visto attraverso lo specchio mi tormentava in quel momento più che subito dopo averlo notato.
Rimuginai quei fastidiosi pensieri per qualche tempo mentre stendevo la cera sul freddo pavimento in marmo:la mia preoccupazione non era tanto quella di essere umiliato da Miss Denker, anzi, avrei voluto trovarmi sempre ai Suoi piedi per adorarLa, ma piuttosto quella di venir messo alla berlina di fronte al preside, agli insegnanti, addirittura agli allievi della scuola.
Improvvisamente sentii il ticchettio di passi ritmati e decisi.Guardai l'orologio:erano le 8,30.Doveva essere arrivata Miss Denker, la mia Dea Dominatrice.
Attesi qualche minuto senza muovermi cercando di percepire il minimo rumore.Ma l'unico rumore che sentii fu quello del silenzio.
Ripresi il mio lavoro e terminai di stendere la cera.
Prima di cominciare la lucidatura del marmo venni combattuto dall'idea di scendere nell'ufficio per incontrare la mia Dea, ma, non ne ebbi il coraggio.
Continuai quindi il mio lavoro e finii in fretta di lucidare il pavimento dell'aula.
Mentre stavo per risciacquare e pulire i secchi e i panni che ero solito usare durante il lavoro, ad un tratto udii un sibilo preannuncio di un messaggio diramato attraverso gli altoparlanti dell'istituto.Sussultai come se mi avessero punto sul vivo e rimasi in attesa del messaggio che, chiaramente, era rivolto a me essendo l'unico, a parte la mia Dea, nell'istituto.
-Terminato il tuo lavoro puoi scendere in segreteria, ti dovrei parlare.Grazie.
La voce fredda e cinica di Miss Denker risuonò nelle aule deserte come nella mia mente angosciata:cosa voleva da me?
Sistemai i miei attrezzi da lavoro con esasperata lentezza cercando di allungare il tempo che mi separava dall'incontro con la mia Dea Dominatrice.
Scesi le scale e percorsi il corridoio che conduceva agli uffici con il passo lento e indeciso di un condannato a morte.Sostai un istante nell'atrio dove notai che il cancelletto di ingresso era nuovamente chiuso.Osservai la porta chiusa dell'ufficio con preoccupazione e timore e allungai la mano verso la maniglia, ma la ritrassi subito in preda al terrore.Inspirai profondamente e, di getto, aprii la porta entrando nella stanza.
Notai Miss Denker seduta sulla Sua poltrona:non aveva le gambe infilate sotto la scrivania ma le teneva dietro la cassettiera e questo mi impediva di vederle.
Mi avvicinai alla scrivania tenendo lo sguardo basso quasi come se mi aspettassi da Lei una punizione o un castigo.
La mia Dea mi sorrise piegando le rosse labbra in un ghigno divertito.
-Ciao, Norman.-disse calmissima, mentre io stavo per scoppiare.
Alzai lo sguardo per vederLa:indossava un tailleur composto da una giacca nera, una camicetta bianca senza bottoni, una minigonna nera molto corta che lasciava scoperte le gambe fasciate da calze nere velate trattenute da reggicalze nero e, per quello che potevo notare dalla mia posizione, nient'altro.
-Sono rimasta molto soddisfatta del tuo lavoro di ieri.-disse gelida.-Devo dire che sei stato veramente perfetto.
Deglutii fortemente poi sibilai con voce roca bassissima:-Grazie.
Lei sorrise forse notandomi in una condizione di debolezza psicologica molto marcata.
-Ho deciso quindi di ricorrere ancora ai tuoi servigi, se tu sei d'accordo, ovviamente.
Non risposi.
-Sai ho un buon numero di Scarpe che avrebbero bisogno di un trattamento speciale, come quello che sai fare tu.
Non capivo se mi stava umiliando oppure stava prendendomi in giro.Non fiatai.
-Nella mia Villa ho un piccolo locale dedicato solo ed esclusivamente alle Scarpe:amo moltissimo le Mie Calzature e voglio conservarLe il meglio possibile.
Ero madido di sudore, tremavo di fronte a Lei.
-Sai, Norman, possiedo circa cinquanta paia di Scarpe;solo del modello che tu ieri hai lucidato così ottimamente ne ho cinque paia identiche.Poi ho Scarpe in vernice, in pelle che uso per il mio lavoro, Stivaloni cosciali per cavalcare…
Ero in preda a spasmi tremendi, non riuscivo a controllarmi.La mia Dea, invece, non cedeva di un millimetro a vedermi in quello stato pietoso.
-Vorresti lavorare per me come umilissimo lucidatore di Scarpe, Norman?-disse infine.
Mi inginocchiai a terra con remissione.-Sì, mia Unica Dea, lo voglio!
-Vieni qui, dietro la scrivania.-mi ordinò freddissima.
Eseguii l'ordine strisciando sulla moquette.
La mia Dea Dominatrice sedeva imperiosamente con le gambe accavallate sulla poltrona, io mi posizionai ai Suoi piedi come uno schiavo.Di fronte a me avevo le Sue Scarpe Divine in vernice nera coi tacchi altissimi a spillo.Erano lucidissime:mi ci potevo specchiare dentro.
-Benissimo, schiavo.Comincia a lucidarmi le Scarpe.
Immediatamente presi un panno di cotone trattato che avevo in tasca e feci per passarlo sulla Scarpa Divina, ma la mia Dea con un calcio secco mi colpì la mano facendo volare il panno lontano.
-Ho detto che per le Mie Scarpe Divine ho bisogno di un trattamento speciale, schiavo!-gridò con rabbia.
Io guardai le Scarpe Divine lucidissime.
-Usa la tua lurida lingua, schiavo.-mi ordinò.
Iniziai a leccare una Scarpa Divina.Lei si accese una sigaretta.
-Cerca di fare un ottimo lavoro, schiavo.E stai tranquillo che non tutte le Mie Calzature sono così pulite.-fece una pausa ridacchiando sadicamente.-Dovresti vedere i Miei Stivaloni Divini dopo una cavalcata nel parco della mia Villa e una passeggiata nelle Mie stalle!-rise di nuovo crudelmente.
Con la lingua gli lucidai la punta della Scarpa Divina in vernice nera coi tacchi altissimi a spillo.Mentre stavo ultimando la pulizia di quella parte della tomaia la mia Dea Dominatrice avvicinò la mano che impugnava la sigaretta e, con estrema precisione e gelida calma, depositò la cenere sulla punta della Scarpa Divina.
-Pulisci, schiavo bastardo!-imprecò rabbiosa.
La guardai negli occhi per un istante:non scherzava affatto.Eseguii l'ordine seppur con orrore.
Finii di lucidare la prima Scarpa Divina leccando con attenzione la suola ruvida e sporca.
Prima di porgermi la seconda Scarpa Divina la mia Dea mi disse:
-Appoggia la mano destra per terra, schiavo, con il palmo verso l'alto!
Eseguii l'ordine anche se non capivo cosa volesse farmi.
La mia Dea Dominatrice posò il mozzicone di sigaretta acceso sopra il palmo aperto della mia mano e, prima che io potessi gettarlo via, mi posò sopra la Scarpa Divina che dovevo lucidare facendo bene attenzione a spegnere 'gradatamente' il mozzicone sulla mia pelle in modo che mi facesse più male ed affondando con decisione il tacco altissimo a spillo nel palmo indifeso della mia mano.
Gridai con forza per il dolore, e per tutta risposta mi venne scagliato sulla schiena un frustino da fantino che mi fece sussultare ulteriormente.
-Stai zitto schiavo ed esegui gli ordini!
Iniziai a leccare la Scarpa Divina che mi opprimeva dolorosamente la mano e fui costretto a lucidare per sette volte la tomaia in quanto la mia Dea Dominatrice non era mai soddisfatta del mio lavoro di schiavo.
Quando mi venne tolta la Scarpa Divina dalla mano provvidi a leccare anche la suola, quindi, stremato, venni liberato da quell'umiliante lavoro.
-Domani mattina ti voglio alla mia Villa, schiavo.-mi disse prima di congedarmi la mia Dea.-Così ti informerò sui tuoi compiti e le tue commissioni.
Quando Lei uscì dall'ufficio rimasi solo per qualche minuto sdraiato a terra come un cane rognoso, ansimando e combattendo con i conati di vomito che il sapore ributtante che avevo in bocca mi provocava.
La mia Dea Dominatrice aveva trovato il Suo personale umilissimo e devotissimo schiavo lucidatore di Scarpe Divine ed io avevo trovato una delle porte dell'Inferno.
lunedì 3 agosto 2009
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vengo anch'io!!!!!!!!!!!!!!!
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